Oggi vi portiamo nel piccolo quartiere Coppedè che si estende intorno a piazza Mincio, in zona corso Trieste. Attraversando l'arco di via Tagliamento, Roma d'improvviso non esiste più e si resta sospesi in un'atmosfera affascinante ed esoterica. Scompaiono vie rassicuranti e finestre dallo sguardo bonario. Tutto è mistero.
Qui Liberty e Art Deco si mischiano sapientemente grazie all'architetto fiorentino Gino Coppedè che, tra il 1913 e il 1927, progettò la serie di edifici dalle fattezze anomale. Alzando la testa è facile imbattersi in mostri, fate, ragni, volti inquietanti che fanno capolino tra una facciata e l'altra. In questo mondo parallelo, fate caso al palazzo di piazza Mincio n.2 e al suo ingresso simile ad una bocca spalancata, quasi pronta a catturare gli ignari passanti. Ne sa qualcosa il regista Dario Argento, amante di questo angolo di Roma sin dai suoi primi film, che scelse proprio la bizzarra costruzione e il suo inquietante ingresso come biblioteca dello stregone di Inferno, da cui una giovane Eleonora Giorgi cerca la fuga.
"Senta.. È una storia inventata o contiene qualche verità?", così chiedeva titubante la protagonista del film. A voi risolvere il mistero di Coppedè.
Palazzo piazza Mincio n. 2 |
Arco d'ingresso da via Tagliamento |
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